di Studio Job

Una nuova collezione di oggetti in bronzo ossidati che sono incorporati in tavoli e credenze di quercia francese. In contemporanea edizione di nuovi oggetti in bronzo ossidato (armi e simboli).

L'esposizione avrà carattere itinerante e proseguirà al museo Groninger (Olanda). Mark P. Wilson del museo Groninger è il curatore di entrambe le mostre. Per l'occasione Sue An Van Der Zijpp, curatore del settore arte contemporanea del museo di Groninger, ha redatto il testo "Brave New Work" in allegato.

BRAVE NEW WORK

Come un bravo narratore che si prepara, lo Studio Job (Job Smeets
e Nynke Tynagel) stagione dopo stagione aggiunge un nuovo capitolo al suo racconto sinistro che inizialmente sembrava umoristico, per via della tipica struttura.

Negli ultimi tempi, i disegni contagiosi, caricaturali dello Studio Job,
che non rispettano alcuna scala, hanno suscitato molto fragore nel mondo internazionale del design. Le loro opere si prestano a diverse interpretazioni relativamente a funzionalità, produzione di massa e stile, giocando volutamente su unità, autonomia e figurazione.
I nuovi lavori di Smeets e Tynagel sono racchiusi in un'atmosfera in cui
dominano pericolo, aggressione, confusione e paura.

Con questa nuova esposizione gli artisti hanno sottolineato la propria posizione voltando violentemente le spalle a stile e scopo, in contrasto con l'esposizione dello scorso anno, che trasudava un'atmosfera tragicomica, densa di malinconia e inquietudine.
Oggi, espongono ai visitatori una mostra che ha del fiabesco, composta da oggetti in bronzo divenuti verdi, spesso adorni di decorazioni talvolta caricaturali, esagerate.

In questa esposizione il posto centrale è occupato da un castello medievale arroccato su una formazione rocciosa. Il castello, che è
un portacandele, è circondato da diversi oggetti quali un forziere ben serrato, una grande scure e un orologio classico rotto al quale è attaccata una spada, richiamando così il mondo di "Excalibur",
un busto maschile in unasmagliante uniforme con copricapo da dittatore che risulta cavo all'interno e potrebbe dunque servire da vaso; ed infine la riproduzione di un calice decorato del 19° secolo sormontato da un cervo, circondato da rettili.

Il pezzo forte dell'esposizione dello scorso anno è presente anche oggi: il "Candle Man" (l'uomo delle candele). Detta figura dalle dimensioni reali, a parete, rappresentava una persona con in mano due candele. Non risultava chiaro se il Candle Man fosse

un fomentatore o se portasse la luce al mondo.
Questa volta, tuttavia, appare in forma di bambino senza candele. Smeets e Tynagel adesso non lasciano dubbi in merito alla vera natura di questa creatura. Il Candle Man, adornato con corna da diavolo, è, grazie a Dio, stabilmente alloggiato o per meglio dire mummificato e giace al sicuro, inchiodato ad un proiettile.

La mostra si presenta ai visitatori come un mondo cacofonico, ricco di
contraddizioni. Si tratta di una raccolta in cui si addensano diversi stili
e differenti periodi, un certo simbolismo personale, vari motivi e temi
discordanti, insieme ad una miscela di oggetti autonomi e funzionali, che rendono difficile nascondere la dignità cadente dei tempi andati, inclusa quella della nostra epoca.

Decadenza, soffocamento e decomposizione dominano l'atmosfera,
impregnando l'aria di un'incombente minaccia.

Cosa succederà quando il Candle Baby (il bambino delle candele) sarà cresciuto? Chi impugnerà le armi e chi riuscirà ad estrarre la spada dalla roccia? Chi sarà il nuovo "Artù" destinato a confrontarsi con l'ingiustizia? Ed il castello è un paradiso sicuro? Ma soprattutto, chi è o cosa costituisce questo destino? Questi interrogativi coinvolgono sentimenti fondamentali che riguardano la paura, la speranza,
il turbamento e la felicità (illusoria).

La confusione elementare e stilistica sembra indicativa del turbamento
personale di Studio Job come pure della confusione morale universale
riguardo a questo intervallo di tempo in cui la linea che segna la
differenza tra bene e male diviene sempre più confusa.
L'ironia sta nel lenitivo prescritto da Smeets e Tynagel per il malessere
che hanno invocato.

Il pubblico può "combattere" detto malessere armandosi di diversi simboli contraddittori tra cui anelli in bronzo, uccelli morti, frecce
e pugnali. Questi simboli emanano il loro richiamo dal forziere di cui solo l'artista possiede la chiave. Resta da vedere se tali simboli possono davvero tornare utili per l'osservatore, in quanto gli amuleti non necessariamente allontanano la sfortuna.

Smeets e Tynagel si dimostrano astuti direttori di sala, trasformando
i propri osservatori in partecipanti, avviluppandoli nella trama della loro
storia per mezzo di una confusione deliberata, costruita con intelligenza, inspirandosi all'arte, al design e alla moda.

Inoltre, questi artisti trasformano il loro pubblico in soggetti
del "meccanismo del consumo" rendendo questa mostra un notevole esempio di una delle caratteristiche salienti del nostro tempo:

l'abitudine a combattere i valori spirituali collezionando oggetti materiali.
Le vittime del design Smeets e Tynagel lasciano il proprio pubblico
impaurito e confuso, con una serie di nuovi accessori imprescindibili

a cui aggrapparsi per tenere lontano il pericolo.

Smeets e Tynagel non ci ragguagliano in merito al finale di questa storia: dovremo attendere fino alla prossima stagione."

London, January 2003, Sue-an van der Zijpp,
curator contemporary art Groninger Museum, The Netherlands